Peso | 0,00 kg |
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Titolo | Una buona economia per tempi difficili |
Autore | Banerjee Abhijit Vinay |
Editore/Marca | Laterza |
ISBN | 9788858130742 |
Anno di pubblicazione | 2003 |
book-author | |
Editore/Marca |
Una buona economia per tempi difficili
24,00 € iva inclusa
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L’economia è cura. Una vita buona per tutti: dall’economia delle merci alla società dei bisogni e delle relazioni
L’economia è cura. E prendersi cura, di sé e degli altri, è il primo passo per un radicale cambio di prospettiva: la reciprocità e la dipendenza consapevole dall’altro/a sono l’antidoto più sovversivo all’individualismo. Per una vita buona. “Il passaggio da una società di mercato centrata sulla produzione di merci e sul profitto a una società di economia domestica, centrata sul bisogno e sulla libertà-in-relazione di tutti gli esseri umani, significa il cambio di paradigma decisivo della nostra epoca.” Il libro “L’economia è cura” di Ina Praetorius è un invito a cambiare paradigma, a partecipare a una “care revolution” che costruisca un linguaggio e un’economia differenti, alla ricerca di una “felicità interna lorda” e di un sistema economico e sociale capace di soddisfare i bisogni di tutti, senza discriminazioni. Scrive nella postfazione il filosofo Roberto Mancini: “quando Praetorius afferma che l’economia è cura non sta semplicemente proponendo un’altra economia, ci sta richiamando a vedere il senso del modo umano di stare al mondo”. Contro la logica del potere (maschile), Praetorius “ci fa riconoscere che esiste la coralità umana e dei viventi”. Un libro che non solo auspica una profonda e radicale trasformazione del sistema di vita che oggi informa il mondo globalizzato, ma che ci chiede di prenderci cura?di tale transizione. Saggio introduttivo di Adriana Maestro. Prefazione di Luisa Cavaliere. Posfazione di Roberto Mancini.
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Lo strano caso del debito italiano. Storia di un’anomalia divenuta globale
La storia del debito pubblico dall’Unità d’Italia a oggi mostra una realtà diversa dalla narrazione secondo cui l’inefficienza dell’economia italiana sia dovuta unicamente alla spesa fuori controllo e alla corruzione. A essere rimosso è infatti il ruolo dell’impresa privata nostrana e dei suoi protagonisti. Se dal 1861 alla nascita della Repubblica le impennate dell’indebitamento si spiegano sostanzialmente con le avventure belliche, la sua crescita anomala dopo gli anni Sessanta non fu frutto della spesa sociale – rimasta inferiore agli altri paesi avanzati – ma del sostegno a un’industria privata fragile, che faticava a reggere la conflittualità operaia e la concorrenza internazionale. Dopo la fine del boom economico l’impresa pubblica assorbì aziende decotte e soccorse un capitale privato in ritirata dal rischio d’impresa, con sussidi diretti alle aziende superiori alla media europea e con una pressione fiscale molto generosa con profitti e rendite. Nel periodo successivo alla crisi del 2008 i debiti pubblici sono però cresciuti ovunque. Il mondo tende a italianizzarsi e i vecchi parametri di Maastricht oggi non sarebbero rispettati da quasi nessun paese rilevante. Per la sua particolare storia economica, l’Italia sembra aver anticipato la tendenza globale di un capitalismo in crisi, sempre più bisognoso di assistenza statale, disposto solo a investimenti a breve termine e ad agire in settori con rendita garantita. Affrontare il tema del debito pubblico significa allora mettere in discussione il paradigma economico della finanza che, nel tentativo di rinviare problemi strutturali, non ha risolto il problema della crescita e ha aumentato le diseguaglianze. Tenendoci sempre sul bordo del precipizio.
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L’economia trasformativa. Per una società dei diritti, delle relazioni e dei desideri
Un libro radicale, per cambiare davvero modello: dal capitalismo, che mercifica ogni cosa, alle economie “umane”, solidali e trasformative, che permettono di prendersi cura di sé, degli altri, del pianeta.
L’uomo non è solo economia: è soprattutto diritti, relazioni, desideri. È il cittadino e il coltivatore di una società in transizione, dove è necessario e urgente trovare una soluzione sistemica alle catastrofi ambientali, sociali e umane provocate dall’attuale sistema economico.
Questo libro raccoglie i testi di liberi pensatori accomunati dalla visione di un’economia e una società più giuste e solidali.
Al bando le false soluzioni -quasi ossimori- come lo “sviluppo sostenibile” o il “green new deal”. La proposta è “fuoriuscire dall’economia” che uccide, inquina, controlla e puntare tutto sulla creazione di “valore” (prima che di merci o denaro) che affonda le radici in rapporti di produzione, scambio e fruizione liberi dalle costrizioni del mercato.L’obiettivo è una società e un’economia del bem viver, fondata sul rispetto del Creato e su “comunità locali solidali”, dove il lavoro comprenda le attività di cura e “manutenzione” della vita. Un mondo possibile che vive già in mille esperienze territoriali -diffuse in tutta Italia, ad esempio in Campania e Sicilia- di agroecologia, partecipazione, autogestione, mutualismo ed ecofemminismo; comunità dove si praticano democrazia, condivisione e ridistribuzione. O nella Scuola per l’Economia Trasformativa, che valida e promuove il radicamento quotidiano, la facilità di comprensione e il consenso popolare di questo mondo possibile.
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La via della microfinanza. Imprenditrici e imprenditori senza capitale. Teoria, pratica e storie
Questo libro spiega i fondamentali della microfinanza, un’alternativa al sistema di credito tradizionale che concede prestiti ai cosiddetti soggetti “non bancabili”, ovvero a coloro che non possono fornire garanzie. L’autore racconta in primis le forme di povertà, disuguaglianza ed esclusione finanziaria che la finanza sostenibile intende contrastare.
Ripercorre poi la storia della microfinanza, dalle origini ai giorni nostri, le sue dinamiche e il suo funzionamento. Descrive le differenti modalità con cui si è sviluppata nel tempo, sia nei Paesi più poveri -a partire dalla Grameen Bank, in India- sia in Europa e nel mondo occidentale. Per concludere che, soprattutto in questi anni di grave recessione, la microfinanza è uno strumento fondamentale per la soddisfazione di bisogni essenziali o per la creazione di una propria microimpresa. Ultimo ma non meno importante, il libro presenta le case history tratte dall’esperienza di PerMicro.
Un volume dedicato a tutti coloro che per ragioni di studio, professionali o imprenditoriali vogliano approfondire le dinamiche della microfinanza. Lo completa un’appendice con la normativa e le istituzioni di interesse, in Europa e in Italia.
Prefazione di Nazzareno Gabrielli, Vice Direttore di Banca Etica. -
Smarketing. comunicazione per tutti i «piccoli» che hanno grandi cose da dire. manuale per associazioni, imprese non profit, realtà dell’economia sociale e solidale. nuova ediz.
Un manuale di comunicazione etica. Sarebbe la definizione più semplice per questo libro. Peccato che la parola manuale stia molto stretta alla comunicazione.
E che l’etica non possa essere considerata un’insegna al neon, ma un concetto di cui aver cura come un fiore delicato. Nel campo della comunicazione le “ricette da manuale” sono tutto sommato semplici e ne sono pieni libri e librerie. Ma funzionano poco, soprattutto se sei una piccola realtà e auspichi un’altra economia.Quei libri spiegano le ricette per “parlare a” mentre in un’economia dove le relazioni contano davvero conviene “parlare con”. Per conversare, infatti, le istruzioni non bastano: devi saper ascoltare; significa lasciare che la conversazione modifichi i tuoi punti di vista e sposti le tue intenzioni. Servono onestà e fiducia, che dovrebbero essere caratteristiche intrinseche del concetto di comunicazione, prima ancora di tirare in ballo l’etica.
L’aggettivo etico richiede ulteriore delicatezza: attribuirselo da soli suona facilmente arbitrario. Secondo noi non si può definire “etica” la comunicazione tout court, ma è etico il processo comunicativo grazie al quale, portando con sé i propri valori più profondi – e con essi la lealtà, l’estetica, la capacità di ascolto – una piccola realtà naviga tra gli scogli e le secche di questo mondo competitivo ed effimero.
Benvenuti nel tema del libro: imparare, per quanto “piccolo” tu sia, a dire in modo chiaro e fresco cose interessanti e oneste su temi importanti (che a volte ti cambiano la vita), evitando di diventare pedanti o banali.
Questo libro serve in definitiva alle cosiddette “organizzazioni con motivazioni valoriali”.
In questa categoria c’è anche una bella parte del profit, chiunque come me (e molti di voi) cerchi di guadagnare il pane rispettando il mondo e gli altri: il lavoro ci nobilita davvero se ci diverte e migliora le cose. Ne escluderei – sperando resti minoritaria – la parte del non profit che ragiona come le multinazionali, tra giochi di potere e alte spese di gestione.Si rivolge anche a quei lavoratori che, nel marketing tradizionale, cominciano ad aver dubbi sull’etica del proprio mestiere e stanno scoprendo la relazione tra il labile significato del mass market e le poche soddisfazioni della propria vita creativa. Per brevità nel libro definirò tutti voi “pesci piccoli” (che sono più agili, ma devono stare attenti ai pesci grossi). Oppure “formiche” (perché i dinosauri si sono estinti, ma le formiche no). Spesso vi darò del voi, perché presumo che siate proprio voi a leggermi. Oppure ti darò del tu, tutte le volte che parlo di qualcosa che si pensa o si fa da soli. Io parlerò in prima persona quando esprimo miei pensieri o suggerimenti, userò il noi quando il soggetto siamo “noi di rete smarketing”. Chiamerò voi anche “i buoni”, contrapposti ai “cattivi”: ovvio, starò usando con ironia questo termine da fumetto. I cattivi ci aiutano perché ci chiamano buonisti…
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nelle mani dei fondi. il controllo invisibile della grande finanza
L’ascesa dei fondi internazionali come BlackRock, Vanguard, e State Street nell’economia globale è uno dei fenomeni più significativi della finanza contemporanea, al punto da mettere in discussione i principi stessi della democrazia. Volpi offre un’analisi approfondita di come i colossi finanziari statunitensi abbiano consolidato il proprio potere. Grazie a una fitta rete di partecipazioni incrociate e a una struttura proprietaria volutamente opaca, questi fondi hanno acquisito fette significative delle principali aziende tecnologiche e dei settori strategici, arrivando a controllare circa il 20% delle maggiori società quotate. Tale egemonia ha profondamente alterato gli equilibri economici globali, portando alla creazione di monopoli mascherati, alla manipolazione dei prezzi attraverso iniezioni di liquidità, al condizionamento del settore farmaceutico e al controllo delle agenzie di rating. Le conseguenze sono critiche per la stabilità e l’equità del sistema finanziario mondiale: si assiste allo svuotamento del concetto di libero mercato, all’aumento delle disuguaglianze e alla diminuzione del ruolo della politica, con una concentrazione del potere economico globale.
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