Abdullah Öcalan nasce ad Ömerli, un villaggio della provincia di Sanliurfa (nell’Anatolia Sud-Orientale), il 4 aprile del 1948. Dopo aver frequentato il liceo statale di una piccola città di provincia, si iscrisse alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Ankara, che negli anni della contestazione studentesca era particolarmente attiva in manifestazioni e nella partecipazione degli studenti ai movimenti di sinistra, ma caratterizzata dalla presenza anche di alcuni movimenti studenteschi di destra. Dopo il colpo di Stato militare del 1971 molti studenti di sinistra preferirono lasciare gli studi o si trovarono costretti a farlo.[7] Öcalan, tra questi, si arruolò nel servizio civile a Diyarbakır.
Influenzato dalla situazione della popolazione curda, Abdullah Öcalan divenne un membro attivo della Associazione Democratica Culturale Dell’Est, un’associazione promotrice di diritti per il popolo curdo.
Nel 1977, fonda il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), che lotta per l’autonomia del Kurdistan, contro i clan “feudali” che spadroneggiano sul territorio, per l’ecologia, per l’emancipazione della donna e per la distruzione del sistema patriarcale e capitalista. Lo stesso anno, due militanti vengono uccisi dalla polizia.
Nel 1984, in seguito alla condanna a morte di 90 militanti da parte del governo turco, il PKK inizierà una campagna di conflitto armato comprendente attacchi dei militanti contro le forze governative in Iraq, Iran, e Turchia col fine di creare uno Stato curdo indipendente. Tra il 1984 e il 2003 circa 30.000 persone rimasero uccise nei conflitti che ne seguirono.[senza fonte]
Noto come il fondatore del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), nonché padre delle dottrine su cui si basa la rivoluzione del Rojava (o Kurdistan siriano), Abdullah Öcalan è nato il 4 aprile 1948 a Omerli, nel sud-est dell’Anatolia, da una famiglia di umili origini. Figura molto dibattuta, è un punto di riferimento per i movimenti curdi e allo stesso tempo un nemico dello Stato turco. Dal 1998 si trova nel carcere di Imrali, dove sconta una condanna all’ergastolo.
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La civiltà capitalista. L’era degli Dèi senza maschera e dei Re nudi. Manifesto della civiltà democratica
Con questo secondo volume Öcalan conclude la sua analisi della civiltà, giungendo a conclusioni radicali. Partendo dalle analisi di Fernand Braudel, Öcalan critica il capitalismo considerandolo un’inutile aberrazione che non ha mai posseduto un potenziale progressista, ma che distrugge la società al suo interno. Ne descrive la forma attuale, la Modernità capitalista, come una relazione a tre tra capitalismo, industrialismo e stato nazionale.
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Sociologia della libertà. Manifesto della civiltà democratica
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