Ultimo di sette fratelli, è il più importante scrittore per ragazzi fiammingo. Tradotto in più di venti lingue, candidato cinque volte all’Hans Christian Andersen Award, nei suoi romanzi (rivolti ai ragazzi ma significativi anche per lettori adulti), sa parlare sempre di cose profonde con un tono lieve, delicato ed emozionante.
Nel 2019 gli è stato assegnato l’Astrid Lindgren Memorial Award, considerato il Nobel della Letteratura per Ragazzi, e vinto negli anni da grandi nomi della scrittura e dell’illustrazione, come Maurice Sendak, Philip Pullman, Christine Nostlinger.
Dopo essere stato pubblicato in Italia da grandi editori come Fabbri, Rizzoli, Salani, dal 2016 ha cominciato ad essere pubblicato da Sinnos, con Il Club della Via Lattea nel 2016, Mangia la foglia nel 2018, Bianca nel 2019, L’oca e suo fratello nel 2020, Morris nel 2022
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Bianca
Finalista Premio Orbil 2020. Narrativa 11/14 Bart Moeyaert ha vinto nel 2019 il prestigioso Astrid Lindgren Memorial Award – ALMA, ovvero il premio Nobel della letteratura per ragazzi. Un libro nitido e potente, che nello spazio di un pomeriggio, e nel racconto di cose normali e quotidiane, sa portare la tensione emotiva al limite massimo, per poi scioglierla grazie alla forza degli affetti, e alla capacità tutta umana, di ascoltarsi e volersi bene.«Una scrittura, magistralmente tradotta da Laura Pignatti, che è ritmo, musicalità, voluta sintesi, o meglio, deliberata essenzialità» – Tuttolibri Bianca ha dodici anni ed i sempre scontrosa, arrabbiata, intrattabile. E nessuno riesce davvero a capire i suoi silenzi e i suoi pensieri. O meglio, questo è quello che crede Bianca. Ma poi, un pomeriggio, Bianca si ritrova in casa la protagonista della sua serie tv preferita. Vedere una famosa attrice nella vita di tutti i giorni, fa capire a Bianca che si può imparare a mettersi nei panni degli altri. Perché nessuno, alla fine, chiede scusa per caso. Età di lettura: da 11 anni.
RECENSIONE TESTE FIORITE:
Se mi diceste che non ricordate la rabbia che ribolle fuori controllo quando si hanno 12 anni o poco più e che vi fa sentire assolutamente convinti di essere incompresi e soli al mondo… Non vi crederei!
È per questo che Bianca di Bart Moeyaert edito da Sinnos è non solo un bel romanzo, ben fatto, di grande leggibilità e tutto quello che cercherò di dirvi ora… ma è soprattutto vero.
Bianca e soprattutto la rabbia di Bianca odorano di verità ed è per questo che la scrittura di Moeyaert ben lungi dal puzzare di adulto profuma di letteratura scritta per i ragazzi e le ragazze che avrannoa fortuna di incontrarla.
Bianca ha un fratello malato di cuore attorno a cui ovviamente sembra ruotare ogni atto di cura, almeno agli occhi di Bianca, una mamma con cui vive intrattenendo un rapporto per definizione conflittuale ma sostanzialmente affettuoso. C’è anche un papà che però è andato a vivere con la sua compagna Cruz, divertente il modo di dire “la sua Cruz” che compare almeno in traduzione. Sembra che Cruz sia la croce del padre e invece è quella di Bianca… Il padre e Cruz la trovano troppo problematica tanto da chiedere di tenerla non più ogni fine settimana ma ogni due… Ma come si fa a chiedere e dire ad una ragazza, ad una figlia una cosa del genere? Altro che croce si porta addosso Bianca!
Ma un mmbro della famiglia o forse un catalizzatore dell’affettivita, o quanto meno della pacificazione di Bianca, è anche Billie King attrice protagonista della serie televisiva preferita da Bianca “Qui da noi” che un giorno capita davvero, qui da noi ovvero a casa di Bianca. Per una strana casualità Billie è la mamma del nuovo amico del cuore, è il caso di dirlo, del fratello di Bianca.
Finalmente Bianca può essere felice,concerdersi e magari concedere agli altri qualche minuto o ora di tregua dalla sua arrabbiatura, godersi il momento sempre sognato…. Eppure così accade solo nella sua mente o a piccolissimi tratti temporali quando l’altra Bianca, quella che lei tiene stretta dentro quasi si potesse rompere a lasciarla uscire fuori, fa capolino con educazione e persino dolcezza.
Un attacco del fratello dovuto al troppo gioco riporta la Bianca di porcellana dentro a riparo e lancia fuori la solita Bianca problematica quella che sola sembrano tutti vedere. Quale delle due Bianche è quella vera?
Tutte e due non c’è dubbio. Quale delle due è più sofferente? Entrambe!
Ma non sarà un’esagerazione questa ostentata ostilità continua e quasi perversa da parte della protagonista? Sì, probabilmente lo è ed è per questo che le due Bianche possono ritrovarsi solo in quella parola che chiude il libro e che almeno per il momento sem fa placare l’aria: scusa.
A chi immagina di chiedere scusa Bianca? A Cruz, alla madre, al padre, al fratello ok ma soprattutto a quella Bianca che vive sottomessa alla rabbia come solo modo per difendersi dall’incapacità adulta di comprendere.
La scrittura con cui si dipana la storia di Bianca è leggera, scivola via anche grazie ai brevissimi capitoli e alla focalizzazione interna che ci porta a fianco a Bianca, dalla sua parte qualunque cosa accada, un po’ come fa la Billie idealizzata di Qui da noi.
“A volte il groppo in gola è piccolo.
A volte non c’è.
Ma ogni tanto è gigantesco.
Ogni tanto è oggi.”
Ecco, tenetevi pronti a fare i conti con questa forza di carattere e di scrittura se decidete di conoscere Bianca, e tenetevi pronti a sentire anche ciò che non si sente perché lì sta il suo linguaggio vero, come accade a moltissimi ragazzi e ragazze che in Bianca si ritroveranno come in loro stessi! -
Morris
SINOSSI:
Bart Moeyaert, Astrid Lindgren Memorial Award 2019, torna con un racconto in cui riesce a condensare, con poche parole, la tensione di un’amicizia nascente ma anche avventura, duello, paura, pericoli. Morris infatti è un ragazzino che vive con sua nonna e che deve sempre andare a riprendere il suo cane Houdini sulla montagna. Ma sulla montagna c’è anche il brigante Randy Pek e una tempesta di neve è in arrivo…
Morris vive con sua nonna e con il cane Houdini, che scappa sempre. Un giorno, mentre come al solito sta cercando Houdini, in mezzo a una tempesta di neve, Morris inconta Max, che è un ragazzo come lui ma che fa parte di una banda di briganti. E Houdini non si trova… Bart Moeyaert, Alma 2019, tradotto e premiato in tutto l mondo, torna con una storia
avventurosa e bellissima, piena di neve, tensione, paura forse. Ma piena di buoni sentimenti, amicizia, e soprattutto torte di
pere, frittelle, e cioccolata calda da bere davanti al camino. Due ragazzi, una montagna, un cane. Una storia di Natale di un grande autore!
Su una montagna c’è una tempesta di neve. In mezzo alla tempesta ci sono due ragazzi, uno più piccolo e uno più grande. Il più piccolo sta cercando il suo cane Houdini e odia sentirsi dare del piccoletto. Quello più grande, invece, dice: «Siamo una banda. Ajax e io e mio padre. Ci sono poche persone che possono raccontare di averci incontrati per caso». Pensava a una parola da poter usare come punto esclamativo. Alla fine disse: «Piccoletto!»
RECENSIONE TESTE FIORITE: “Mettiti davanti alla finestra, con il berretto e la giacca. Non guardarti i piedi e non agitarti.
Non fare domande, tipo: “Manca molto?” Non farlo. Altrimenti ti perdi l’inizio.
Così inizia Morris di Bart Moeyaert, illustrato da Sebastian Van Doninck ed edito da Sinnos, con la traduzione di Laura Pignatti. Morris è uno di quei libri che riesce a farvi sentire sulla pelle il freddo e il caldo e tutti i tipi di emozioni che vi vengono in mente, dalla gioia alla tristezza alla rabbia alla delusione e chi più ne ha più ne metta.
Morris vive dalla nonna, almeno per un po’, perché a casa sua sono successe delle cose tristi… dalla nonna c’è la cagnolina Houdini che fedelissima al suo nome riesce a liberarsi da qualsiasi vincolo e a scappare sulla montagna di fronte. Basta che la nonna guardi la montagna e Morris si veste per andare a ripescarla e la ritrova e riporta sempre a casa in un tempo relativamente breve fino a quando, un giorno, sulla montagna, Morris incontra un ragazzino con un montone che sembra sbarrargli il cammino e, come se non bastasse, si scatena una tempesta di neve che gli impedisce sia di ritrovare Houdini che di tornare a casa. C’è da sentirsi perduti, lì su al freddo, da soli, dopo che anche il ragazzino strano se n’è andato, e senza nemmeno il cane con sé… ma ecco che compaiono delle fiaccole sul crinale della montagna, gli abitanti del paese stanno salendo a cercare Houdini, e forse anche Morris, pensa Morris, e la tensione sembra un pochino abbassarsi quando in realtà arrivano gli ultimi due colpi di scena che porteranno alla svolta risolutiva la narrazione. Come e perché non ve lo svelo, ovviamente, vi basti sapere che a casa Morris e Houdini torneranno sani e salvi e con un amico in più, un amico che finalmente avrà anche un nome e i nomi, ve lo assicuro, in questa storia sono molto importanti perché sono i nomi che fanno esistere davvero le cose.
Morris è racconto lungo che, alla faccia dei libri sulle emozioni, le emozioni ve le fa provare fino a farvi sentire la paura, il freddo incredibile, la preoccupazione, la speranza e poi il calore e la gioia.
Morris è un racconto in cui potrete trovare tra le righe tutto ciò che state cercando in un libro perché qui dentro ci sono brani di vita ma soprattutto c’è una metafora letteraria che tiene e prende la forma del topos: quante volte ci sarà capitato, e ancora ci capiterà, come a Morris, come all’autore, di trovarsi con la neve alle ginocchia, impossibilitati a trovare la strada di casa, invischiati in una situazione che non volevamo ma che ci ha incastrati?
Morris è un racconto bellissimo e come tale possiamo prenderlo e godercelo, ma se decidessimo, noi adulti che cerchiamo di entrare nella letteratura e di attraversare i libri per comprendere come funzionano, di leggerlo in senso metanarrativo vi assicuro che reggerebbe benissimo… Prendetevi due minuti per leggere la lettera che l’autore ha dedicato ai lettori di Morris, la trovate qui, vi accorgerete subito di quanto la storia di questo bambino che va in cerca di un cane che non sa far altro che scappare su una montagna completamente bianca sia molto ma molto simile alla storia di uno scrittore che va in cerca di una storia che non sa far altro che scappare su un foglio completamente bianco fino a quando la si riesce a prendere e a riportarla a casa, scrivendola davvero e dando la gioia a tutti i lettori di poterla leggere.
Bart Moeyaert non è un autore che può sfuggire, è uno di quegli autori che quando pubblica un libro nuovo lo si deve cercare e leggere e vedere dove avrà deciso di portare e provare la scrittura, questa volta. Se vi viene in mente qualche suo libro, o se proverete a leggerne alcuni vi accorgerete che sembra ogni volta reinventarsi, ogni storia va a sé, non è, o almeno non mi sembra che sia, uno di quegli autori che riconoscete al primo tocco perché, proprio come lui stesso dice nella bellissima lettera che nuovamente vi invito a leggere, ogni storia prende la sua strada e richiede una cura e un lavoro diverso a colui che decide di narrarla. Certo, guardando bene, non sfuggiranno caratteristiche stilistiche che rivelano lo stile dell’autore, o tematiche che testimoniano la poetica, ma può essere interessante andare a ricercare queste tracce che tendono a nascondersi più che a volersi far trovare.
Morris è un racconto che gode, tra l’altro, delle bellissime illustrazioni di Sebastian Van Donick e di uno stile narrativo paratattico, sincopato, in cui il narratore onnisciente, che apre con l’esortazione all’ascolto con cui ho voluto aprire questo post, conduce con maestria la narrazione disseminandola di indizi che piano piano, molto ma molto lentamente ci permetteranno di mettere a fuoco il personaggio protagonista e non solo. Questa è una scrittura che si svela piano piano perché ha fretta di procedere nel racconto e le spiegazioni le avrete dopo, mano mano, a tempo debito, mica si può spiegare tutto subito, altrimenti che gusto c’è a procedere nella lettura e poi, mi spiace ma c’è fretta, c’è da correre su per la montagna a riprendere una cagnolino di nome Houdini che è scappata, ancora una volta.
Buona lettura.