Weight | 0,00 kg |
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Titolo | non è normale. se è violenza non è amore. è reato |
Autore | la torre cathy |
Editore/Marca | Feltrinelli |
ISBN | 9788807730689 |
Anno di pubblicazione | 2024 |
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Non leggete i libri, fateveli raccontare
«Sembra ormai chiaro che a questo mondo tutto si può imparare: l’allevamento del pollame e l’arte del governo, la scienza delle finanze e il gioco della canasta, l’astronomia e l’interpretazione dei sogni, a scopi psicoanalitici ma anche per vincere al lotto. Infatti esistono grammatiche e manuali che spiegano per filo e per segno come si fa. Fra i tanti, non uno dedicato ai giovani che intendano vivere, e addirittura prosperare, in quel campo di attività umane, non essenziali peraltro alla vita dell’uomo, che vanno sotto il nome complessivo e vago di “cultura”.»
«Questo manuale in sei stanze e in sei risate è un pezzo di bravura, declinato in un presente che ancora ci riguarda» – Pino Corrias
Nel 1966 Luciano Bianciardi si era già trasferito a Milano, era stato assunto e licenziato da Feltrinelli, aveva scritto la tetralogia del dissenso, rifiutato una collaborazione fissa con il «Corriere della Sera», quando pubblicò su «ABC», il settimanale in bianco e nero sostenitore delle grandi battaglie civili dell’epoca, sei lezioni a puntate, pensate per i giovani – ma non tutti i giovani, solo quelli particolarmente privi di talento. Norme chiare, precise, efficaci, a uso di coloro che avessero deciso di diventare intellettuali. Si va dai consigli su come vestirsi, dove andare in vacanza o con chi accasarsi, alle frasi-cerotto – che sembrano dire, ma non dicono assolutamente niente – «per salvare i giovani mediocri (ma anche agli altri, i cervelloni, i geniali e i genialoidi) da un’esistenza mediocre, avviarli alla scalata dell’Elicona». Non leggete i libri, fateveli raccontare è un piccolo, provocatorio e irriverente capolavoro: a cinquant’anni di distanza, in un’epoca in cui la superficialità sembra ormai l’unica via sicura per il successo, riscoprire Bianciardi è un modo per ridere con intelligenza di quello che in fondo siamo sempre stati, ben prima dei social network.
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Inseguendo quel suono. La mia musica, la mia vita. Conversazioni con Alessandro De Rosa
L’autobiografia del premio Oscar.
“È curioso osservare e riesaminare la propria vita attraverso un percorso del genere. Ad essere onesto non avrei mai pensato che lo avrei fatto. Poi ho conosciuto Alessandro De Rosa, e questo progetto si è sviluppato così gradualmente e spontaneamente che io stesso ho ripreso contatto con i fatti che emergevano, quasi senza rendermene conto, man mano.”
Ennio Morricone ha deciso di fare il suo libro testamento, in cui racconta la sua vita e soprattutto la sua musica. Il libro è frutto di anni di incontri con un suo allievo, il giovane compositore Alessandro De Rosa. Una sorta di lungo dialogo maestro-discepolo, corposo e ricco di informazioni, ricordi, approfondimenti per far capire a tutti i suoi fan quali storie e quali pensieri ci sono dietro le musiche più amate. -
che brava che sei! 8 storie di abilismo quotidiano
Un fumetto in 8 storie che con intelligenza e ironia svela i pregiudizi e l’oppressione strutturale che circondano ogni giorno le persone disabili. Senza tralasciare qualche strategia per combatterli.
Abilismo è quando ti senti particolarmente figa perché hai un nuovo taglio di capelli e vai in giro sfoggiandolo con uno swishh, ma un tizio si avvicina e ti dice che «sei proprio brava a uscire di casa». Abilisti sono i film con personaggi disabili che dispensano grandi lezioni di vita a tutti, fanno sesso per la prima volta prima di schiattare e poi schiattano. Abilista è l’inquietante signora che ti fa pat pat sulla testa al supermercato. Ma è anche l’aula universitaria inaccessibile, la burocrazia infinita, l’assistenza insufficiente. Un fumetto in 8 storie che con intelligenza e ironia svela i pregiudizi e l’oppressione strutturale che circondano ogni giorno le persone disabili. Senza tralasciare qualche strategia per combatterli.
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Marijuana in cucina. 101 ricette gastronomiche a base di hashish e marijuana
Descrizione non disponibile
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Mal di casa. Perché vivo in un capanno
All’età di di trentuno anni, l’artista inglese Catrina Davies si trova a condividere un appartamento a Bristol con altre cinque persone faticando ogni mese per pagare l’affitto della sua minuscola stanza. Tra lavori occasionali, progetti creativi per cui non trova il tempo perché troppo occupata a sbarcare il lunario e la preoccupazione costante di non riuscire più a permettersi un posto dove vivere, la sua vita sembra essere arrivata a un punto morto. Fino al giorno in cui non decide di fare ritorno nella sua regione, la Cornovaglia, con un piano: sistemarsi nel piccolo capanno abbandonato che il padre usava come ufficio prima di chiudere la propria attività per fallimento e renderlo casa sua. Malgrado le molte difficoltà (il capanno è davvero malridotto e a rigor di legge non potrebbe comunque essere abitato), la sua vita da quel momento cambia del tutto: Catrina ha finalmente il tempo di scrivere e comporre musica (e fare surf), ma soprattutto, giorno dopo giorno, recupera il senso stesso di sé, scoprendo, o meglio riscoprendo, appena a un passo dalla civiltà dei consumi, del successo e della autoaffermazione, un’esistenza fatta di natura, boschi, mare – più dura e selvaggia certo, ma anche più intensa, libera, giusta. “Mal di casa” è la storia vera di una crisi personale e di un mondo intero, quello della nostra contemporaneità, dei mutui, di esosi affitti da pagare e case vacanza, e una riflessione sulla disuguaglianza sociale e sui nostri modelli di vita.
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United business of Benetton. Sviluppo insostenibile dal Veneto alla Patagonia
Se per “sviluppo sostenibile” si intende un percorso di crescita economica attento e rispettoso delle culture originarie, dell’ambiente in cui si attiva e in generale del tessuto politico, sociale e culturale preesistente, quello proposto dalla Benetton non lo è. Nella sua propagazione dal Veneto all’estremo sud del mondo, lo sviluppo Benetton si è dimostrato quasi sempre “insostenibile”. Ciò che emerge è la vera filosofia su cui è costruito tutto il suo impianto pubblicitario e mediatico. Dietro alla tenda dipinta con i colori dell’arcobaleno ci sono, infetti, storie di sfruttamento, violazione dei diritti umani, minacce e ricatti, povertà e corruzione, situazioni alla cui attenuazione l’azienda di Ponzano dice continuamente di voler contribuire, smentendosi poi con il clamore mediatico dei microcrediti africani, in realtà vere e proprie mance a fronte delle vendite planetarie di qualche altro milione di magliette.
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