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Libretto rosso di Gesù. Strappato alla c
Nella Palestina di duemila anni fa, in una terra oppressa dalla dominazione romana e angariata dalla gerarchia sacerdotale, collusa con il potere di Roma, la predicazione di Cristo fu un fatto talmente eccezionale da giungere fino a noi. E in effetti il corollario di persecuzione e morte che accompagna il figlio del falegname è meno difficile da capire se, pensando a Gesù, si pensa a qualcuno più interessato a cambiare radicalmente questo mondo che a rimandare la “salvezza” all’avvento di un ipotetico mondo a venire. Le stesse immagini che accompagnano l’esistenza del re dei Giudei – dalla cacciata dei mercanti dal Tempio al Discorso della montagna, in cui si teorizza la necessità di sovvertire la povertà – sembrano più in linea con la biografia di un rivoluzionario che con quella di un pio adoratore dello spirito. Portate “fuori dal tempio” dalla ricerca di Fabio Zanello e strappate a duemila anni di censura ecclesiastica, queste immagini si traducono in un “quinto vangelo”, Il libretto rosso di Gesù, mostrandosi finalmente per quello che sono: una battaglia mai conclusa per conquistare – qui e ora – l’unica, vera pace. Quella della giustizia sociale.
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1968: la rivolta necessaria. Controstori
Prendete migliaia di giovani e concentrateli negli stessi luoghi. Al tempo stesso, a forza di privatizzazioni, di peggioramento delle condizioni lavorative e di tagli alla spesa sociale, private questi giovani di ogni possibilità di identificarsi con una prospettiva futura, condannandoli a un presente che parla di disagio economico e di precarietà. Questa, in effetti, non è altro che una fotografia della condizione studentesca oggi: oltre due milioni di studenti che, tra superiori e università, assistono allo smantellamento dell’istruzione pubblica in un contesto di deprimente erosione di qualunque diritto sociale. Mezzo secolo fa, nel 1968, una situazione per certi versi simile innescò una ribellione senza precedenti, capace di saldarsi con le mobilitazioni operaie nel corso dell’Autunno Caldo e cambiando per sempre, sulla scia di quanto accadeva a livello globale, la società che conosciamo. Ritornando sulla scena di quegli avvenimenti, Nando Simeone scrive una storia inedita dei movimenti studenteschi e giovanili: il 1968, il 1977, ma anche i ragazzi con le magliette a strisce del luglio 1960, i beat e gli hippy dell’area controculturale, i movimenti femministi e, quindi, la Pantera del 1990 e l’Onda Anomala del 2008, senza dimenticare le lotte contro la precarietà in Francia, le primavere arabe o, più indietro nel tempo, i fatti della Comune di Pechino e di piazza Tienanmen. Tutti insieme, questi movimenti, consegnano al presente un patrimonio di teorie e pratiche dell’autorganizzazione, ma anche un tesoro di esperienze potenzialmente capace di saldare ciò che i giovani e gli studenti rappresentano per eccellenza: un blocco sociale degli esclusi che, in vista di un nuovo ’68, avrebbe da perdere soltanto le sue catene. Introduzione di Checchino Antonini.
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Riot. Teoria e pratica delle sommosse po
Il ventunesimo secolo si è aperto con un’ondata di rivolte che hanno incendiato vari luoghi del mondo. Le immagini di scontri sono diventate sempre meno inusuali nelle strade delle nostre città; le rivolte a Tunisi, in Turchia, in Egitto e in Libia, i movimenti secessionisti in diversi paesi europei, le proteste in Cile e in Ecuador, i Gilet Gialli in Francia, le donne in Argentina e Polonia, le rivolte negli Stati Uniti capeggiate da Black Lives Matter, ma anche dall’estrema destra, sono soltanto alcuni esempi. Sono sommosse che scoppiano in maniera imprevista, si manifestano velocemente e altrettanto velocemente scompaiono. Ne è protagonista una massa eterogenea, all’interno della quale si rintracciano nuovi soggetti e nuove domande che non si possono incasellare all’interno dello schema classico basato sull’antagonismo tra il Capitale e il Lavoro, un conflitto antico e facilmente identificabile. Discutere di come alcuni avvenimenti stiano trasformando l’impalcatura concettuale della sinistra e di come si possa rintracciare in essi spunti per poter formulare una teoria utile alla costruzione di una praxis adeguata ai nostri tempi è l’obiettivo del testo che avete tra le mani.
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Revolucionaria! Le vite intrecciate, la
Violeta Parra, Mercedes Sosa e Chavela Vargas: tre interpreti straordinarie, tre donne che, nel loro canto, sono riuscite ad abbracciare il mondo, intonando i temi universali dell’amore e della lotta, della libertà e del desiderio, della giustizia negata e del cambiamento necessario. Lavinia Mancusi raccoglie un’eredità imponente e, scavando nello sconfinato repertorio di queste icone della musica popolare di ogni tempo e paese, torna a dare voce a vite straordinarie, nate nelle periferie della Terra, costrette a fare i conti con la repressione e l’esilio eppure sempre capaci di librarsi al di là di qualunque confine. Tre grandi classici che, in questo libro, tornano a raccontare le storie terribili e meravigliose che le hanno rese simboli universali di bellezza e riscatto. Prefazione di Pino Cacucci. Postfazione di Giulia Ananìa.
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Fronte rosso. Storia popolare della guer
“La guerra civile spagnola rappresenta il paradigma stesso del concetto di ‘guerra civile’. Difficilmente in altri momenti storici si è determinata una frattura così netta, così evidente e così ben delineata all’interno di uno stesso contesto nazionale. Due fazioni, quantitativamente e geograficamente simili, si contrapposero per tre lunghi anni dando vita a una vicenda giustamente descritta come ‘epopea’ da molti commentatori. Varie volte definita come ‘ultima grande causa’, la guerra civile spagnola travalicò velocemente i confini iberici, diventando il terreno di scontro su cui la nascente ideologia fascista sferrava un attacco senza precedenti contro il campo comunista e libertario. Con l’ausilio di preziosi documenti e attraverso un’analisi avvincente, ‘Il fronte rosso’ ricostruisce la storia della guerra civile spagnola concentrandosi sul punto di vista delle sezioni dell’Internazionale Comunista. Una scelta decisiva, sia per comprendere la dimensione europea del conflitto, sia per dare voce a quella parte rilevante della popolazione spagnola che, insorgendo, scelse di rispondere con la lotta armata al proditorio colpo di stato fascista”. (Prefazione di Marco Puppini).