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Non chiamatelo raptus. ediz. illustrata
Uomini che uccidono donne, uomini incapaci di elaborare i propri fallimenti, uomini che agiscono violenze piccole e grandi in virtù di una presunta superiorità che li assolve. Siamo stanch*? Sì. Possiamo farcela? Sì, ma sarà un processo lungo e laborioso. Perché il cambiamento passa per l’educazione: insegnare il rispetto e una sana affettività è la sola strada percorribile. Quella che dobbiamo costruire. A cominciare dai bambini e dalle bambine, dalle giovani generazioni, nelle scuole e fuori dalle scuole, per le strade, in casa, in tutti i luoghi di comunità. Ne va della vita delle nostre figlie, delle nostre nipoti, delle nostre sorelle, delle nostre amiche, delle nostre colleghe. E anche dei nostri figli. Perché ogni femminicidio, oltre a essere una tragedia per la vittima e per la sua famiglia, è una sconfitta della società e dello Stato. Prefazione di Vera Gheno.
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corpi estranei. il razzismo rimosso che appiattisce le diversità
Il dibattito sul razzismo in Italia è spesso infantile, legato ad aggressioni ai danni di individui di diversa etnia, o ai casi mediatici che riguardano le persone migranti, per poi scemare subito dopo. I corpi delle persone nere sono quindi figure evanescenti, monopolio di qualcuno che li utilizza come scudo per non riflettere sulla società in cui vive, permeata da diversi livelli di discriminazione, contesti o metodi comunicativi problematici o razzisti. Avere “l’amico nero”, o la “collega di lavoro nera”, rende la persona che ne parla automaticamente immune da bias cognitivi e da stereotipi socioculturali che sono stati assorbiti dai cittadini italiani per anni. In questo libro, Oiza Queens Day Obasuyi ci porta alle radici del razzismo, decostruendolo, spiegando come agisce a diversi livelli e grazie a diverse sfumature. Oiza prende parola per raccontarci il punto di vista – sempre negato – della persona nera che vive in questo Paese.
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banalità del ma (la)
Come siamo diventati così miserabili? Come ha fatto un popolo di migranti, di persone costrette a fuggire a milioni dalla fame, dalla povertà, dalla guerra, o semplicemente di persone alla ricerca di migliori opportunità, a diventare così cinicamente insensibile, quando non apertamente ostile e rancoroso, nei confronti di chi sta subendo oggi un destino persino peggiore di quello dei nostri antenati? Le migrazioni, il razzismo, la paura, la violenza. Questi anni di grande transizione sembrano aver trasformato in normale, persino banale, ciò che solo pochi anni fa avremmo trovato folle, orrendo. La matita di Mauro Biani, affilata e poetica, amara e ironica, racconta questo mutamento in “La banalità del ma”, con la sua satira che, senza mai ergersi a giudice, non fa sconti a nessuno. Scorrendo la raccolta delle migliori vignette di Mauro Biani degli ultimi tre anni, accompagnata da inediti di grande impatto, si nota come non sia stato un cambiamento repentino, ma un lento e progressivo scivolamento verso la parte peggiore di noi.
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Macerie
Miriam Marino è una scrittrice da sempre impegnata sul fronte dei diritti umani. Ha fatto parte di tre associazioni: “Amici della Mezzaluna Rossa palestinese” “Ebrei contro l’occupazione” e “Stelle Cadenti–Artisti per la pace”. Per la conoscenza della situazione della Palestina ha pubblicato tre raccolte di racconti “Gabbie” nel 2009 “Festa di rovine” nel 2012 “Palestina terra di miracoli” nel 2017 ediz. “Città del Sole” una raccolta di articoli “Handala” nel 2008 un diario di viaggio “Viaggio in Palestina” nel 2010 ediz. “Stelle Cadenti” e nel 2017 un saggio sull’attivismo delle donne palestinesi “Con le unghie e con i denti” ediz. “Redstarpress”. Il suo ultimo romanzo “Il treno” ediz. Europa 2021 parla dell’angoscia umana di fronte alla vita e alla morte.
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Elettroshock
“Le parole di Alda Merini”, storico Millelire del 1991, grazie all’esiguità del prezzo la fece conoscere a una platea vastissima, contribuendo così alla sua consacrazione popolare. Ora, integrato da foto inedite e con un nuovo titolo, Elettroshock, diventa strumento unico e indispensabile per spaziare a tutto campo su Alda Merini: dalla sua poesia fino alla scrittura, la letteratura, la vita.
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Julian Assange WikiLeaks e la sfida per la libertà d’informazione
La pubblicazione del video del 2010, che documentava l’uccisione di dodici civili iracheni da parte dell’esercito americano, ha segnato l’ascesa di WikiLeaks a protagonista scomodo sulla scena internazionale.
Questa graphic novel ricostruisce la storia di Julian Assange, coprendo due decenni di sfide nel mondo dell’informatica e della comunità hacker.
Assange, detenuto nel Regno Unito da cinque anni, è accusato negli Stati Uniti di violazione dell’Espionage Act per aver reso pubblici 75.000 documenti segreti. In caso di estradizione, rischia una condanna fino a 175 anni di carcere, considerando l’insieme delle accuse a suo carico.
Con testi di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia e Sheila Newman, attivista e hacker.
Con il patrocinio di Amnesty International Italia
Negli ultimi 40 anni, un lungo periodo di tempo trascorso in Amnesty International, non mi è mai capitato di osservare una situazione come questa: una coalizione di Stati contro una persona.
Riccardo NouryGesù di Nazareth era un fenomeno locale che è diventato virale. Assange è un fenomeno globale in un mondo globale.
Sheila Newman -
CHIUSI DENTRO
L’Europa muore ai suoi confini. “Chiusi dentro” è l’analisi critica più aggiornata delle politiche di respingimento dei migranti a livello internazionale: dall’esternalizzazione delle frontiere alla creazione di veri e propri campi di confinamento dentro e fuori l’Ue. Italia inclusa. C’è un filo rosso che unisce i lager libici, i campi di transito bosniaci, i centri di detenzione lituani o greci e i Cpr italiani. È quello del trattenimento e della segregazione di migliaia di persone in movimento, spogliate della propria dignità e dei propri diritti. Questo libro si propone di rispondere a domande cruciali, attraverso un’indagine approfondita delle politiche europee sull’asilo e sull’immigrazione. Descrive, a più voci, i casi di Bosnia ed Erzegovina, Grecia, Lettonia e Lituania, Macedonia del Nord, Libia, Polonia, Serbia, Turchia, e infine dell’Italia. Esplorando temi di grande attualità come l’impiego della tecnologia nella violazione dei diritti umani, il ruolo delle Agenzie internazionali (Frontex in primis), la cancellazione del diritto d’asilo, i respingimenti alle frontiere esterne dell’Ue e le “riammissioni” ai confini interni. Si tratta ancora oggi di prassi illegittime e sistematiche, che l’Unione europea vorrebbe far diventare la “nuova normalità”. Conoscere e raccontare le pratiche di resistenza rappresenta il primo passo per contrastare questa eclissi. Con i contributi di: Matteo Astuti, Alexandra Bogos, Caterina Bove, Anna Brambilla, Silvia Carbonari, Duccio Facchini, Robert Ford, Hannah Huser, Mahmut Kacan, Nikola Kovacevic, Monica Massari, Keely McDonnell, Andrea McTigue, Davide Pignata, Michele Rossi, Erminia Rizzi, Luca Rondi, Gianfranco Schiavone, Ivana Stojanova, Meleanna Sunderland, Manuela Valsecchi. Prefazione di Livio Pepino.
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Sintropie. Mondo e nuovo mondo
La geopolitica è in movimento continuo. Il cambiamento multipolare, l’acutizzarsi della crisi dell’ordine precedente, ne sono lo specchio perfetto.
Gli Stati Uniti vedono aprirsi fronti di rottura in Europa orientale e nel Grande Medio Oriente. L’ascesa cinese, l’interventismo russo, l’enorme proiezione diplomatica dei BRICS e il pesante ristagno economico tra gli alleati dell’Europa occidentale definiscono la cornice irregolare dei nostri giorni.
Questo primo volume Sintropie, tenta di districarsi tra Mondo e Nuovo Mondo fornendo al lettore stimoli e domande per aiutarlo a orientarsi nella complessità del reale. -
L’economia trasformativa. Per una società dei diritti, delle relazioni e dei desideri
Un libro radicale, per cambiare davvero modello: dal capitalismo, che mercifica ogni cosa, alle economie “umane”, solidali e trasformative, che permettono di prendersi cura di sé, degli altri, del pianeta.
L’uomo non è solo economia: è soprattutto diritti, relazioni, desideri. È il cittadino e il coltivatore di una società in transizione, dove è necessario e urgente trovare una soluzione sistemica alle catastrofi ambientali, sociali e umane provocate dall’attuale sistema economico.
Questo libro raccoglie i testi di liberi pensatori accomunati dalla visione di un’economia e una società più giuste e solidali.
Al bando le false soluzioni -quasi ossimori- come lo “sviluppo sostenibile” o il “green new deal”. La proposta è “fuoriuscire dall’economia” che uccide, inquina, controlla e puntare tutto sulla creazione di “valore” (prima che di merci o denaro) che affonda le radici in rapporti di produzione, scambio e fruizione liberi dalle costrizioni del mercato.L’obiettivo è una società e un’economia del bem viver, fondata sul rispetto del Creato e su “comunità locali solidali”, dove il lavoro comprenda le attività di cura e “manutenzione” della vita. Un mondo possibile che vive già in mille esperienze territoriali -diffuse in tutta Italia, ad esempio in Campania e Sicilia- di agroecologia, partecipazione, autogestione, mutualismo ed ecofemminismo; comunità dove si praticano democrazia, condivisione e ridistribuzione. O nella Scuola per l’Economia Trasformativa, che valida e promuove il radicamento quotidiano, la facilità di comprensione e il consenso popolare di questo mondo possibile.
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Respinti Le “sporche frontiere” d’Europa, dai Balcani al Mediterraneo
I migranti forzati nel mondo sono oltre 100 milioni: sono in fuga da povertà, guerre, violenze, in cerca d’una vita migliore. L’Europa “democratica”, Italia compresa, ha però chiuso occhi e frontiere, delegando ai Paesi terzi il “lavoro sporco”, rinnegando i diritti umani, disseminando le rotte di ostacoli.
Che cos’ha in comune Madina, bambina afghana, con il giovane curdo Abdul o con Awira, donna siriana? Sono tutti “respinti”, persone che la ricca Europa ha relegato ai margini dei propri confini e della storia. Questo libro non si limita a spiegare il significato di parole cupe, come “respingimenti”, “riammissioni”, “confinamenti”, ma ricostruisce con pazienza – dati alla mano e storie nel cuore – i tasselli della “strategia” che i Paesi Ue, Italia in primis, hanno adottato, nel silenzio dei media, per difendere le “sporche frontiere” di mare e di terra. La negazione del diritto di asilo, la vergogna dei campi, la violenza costantemente praticata nei confronti di persone inermi, costrette a vivere sospese e in condizioni inumane, a rischiare la vita nelle traversate, tra le dune, le onde, i boschi, la corrente dei fiumi e il filo spinato. Una decisa denuncia delle ipocrisie dei governi e delle istituzioni europee (inclusa l’Agenzia Frontex), pronti ad accogliere gli ucraini, applicando un odioso “due pesi e due misure”. Una nota di speranza grazie all’impegno delle Ong e dei “solidali”, singoli od organizzati.
Con la prefazione di Gianfranco Schiavone e preziosi testi di Caterina Bove, Anna Brambilla, Riccardo Gatti, Maurizio Veglio, Cristina Molfetta.
L’ipocrisia dell’Europa che spalanca benevolmente le porte agli ucraini ma le chiude agli altri migranti, più scomodi e non bianchi.
“Gli ucraini, giustamente, potranno avere da subito servizi sociali, scuola, entrare nel mondo del lavoro. Nel frattempo poche migliaia di afghani, siriani e iracheni vengono ancora tenuti fuori dalle frontiere polacche. Tra loro ci sono anche donne e bambini, che sono stati colpiti con gli idranti e ai quali non è stata data neanche la possibilità di essere assistiti e nutriti. Mentre scriviamo – peraltro – continuano i finanziamenti italiani alla cosiddetta guardia costiera libica, che riporta i migranti in veri e propri lager. Per chi viene dall’Africa, anche se in fuga da conflitti, fazioni estremiste e dittature non sono mai stati attivati canali legali di ingresso. Certo questi conflitti hanno meno possibilità di colpirci direttamente. Certo, le vittime di questi conflitti non sono bianchi. Ma i bambini non sono tutti uguali?” Cristina Molfetta, Fondazione Migrantes.
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Disarmati. Paesi senza esercito e altre strategie di pace
Un libro disarmante.
Riccardo Bottazzo racconta l’incredibile storia dei Paesi che hanno rinunciato all’esercito: alcuni, come le isole Marshall, per volontà di Paesi più potenti, altri, come la piccola isola di Nauru, perché sono fuori da qualsiasi scenario strategico e sono talmente piccoli che non hanno spazio per una base militare. Altri ancora, come Andorra, non hanno armamenti per tradizione.
Ma ci sono anche Paesi che sono arrivati a questa scelta consapevolmente come il Costa Rica, dopo una sanguinosa guerra civile, preferendo investire i fondi destinati ai militari nella scuola, nella salute e nell’ambiente, trovando una naturale stabilità economica e sociale.
In Oceania ci sono ben nove piccoli e giovani Stati-isola che non hanno istituito una forza armata nazionale. Molti hanno pagato un pesante tributo durante la Seconda guerra mondiale, altri sono vittime di esperimenti atomici o sono stati devastati dall’estrazione di risorse naturali. E poi c’è il caso del Giappone che un esercito non lo dovrebbe avere per Costituzione ma che ce l’ha lo stesso.
La prima parte di “Disarmati. Paesi senza esercito e altre strategie di pace” racconta la storia e il presente dei Paesi che vivono e prosperano senza fanti e carri armati. La seconda approfondisce, grazie ai contributi di esponenti del mondo pacifista, il rapporto tra l’apparato delle forze armate e questioni di stretta attualità come i cambiamenti climatici, il diritto internazionale, le guerre, i bilanci statali, la libertà individuale e altre ancora.
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Perdersi in Europa senza famiglia. Storie di minori migranti
Attualmente ci sono in Italia più di 20mila Minori stranieri non accompagnati (Msna): sono soprattutto ragazzi adolescenti. È uno dei numeri più alti mai registrati dal 2015. Almeno 12 al giorno scappano dai centri e scompaiono. La situazione dei minorenni migranti in Europa è una delle questioni più urgenti di oggi.
In questo libro Ferrara e Gennaro, due giornaliste del gruppo Lost in Europe, un pool di 28 giornalisti di 14 Paesi, recuperano le storie di ragazzi e ragazze, anche molto piccoli, troppo spesso invisibili in Europa.
Un lavoro di giornalismo investigativo e collaborativo per rispondere ad alcune cruciali domande: quali sono le rotte che utilizzano i minori stranieri non accompagnati per raggiungere l’Europa? Quali sono i pericoli che corrono? L’Unione europea è davvero in grado di accoglierli e proteggerli?
Storia dei numeri e delle istituzioni, reportage dal Mediterraneo centrale e dai confini tra Italia e Francia, il caso della Bosnia e della Grecia, il contrabbando di minori dal Kosovo, l’inchiesta sui bambini vietnamiti trafficati, gli orfani ucraini contesi e la situazione nelle maggiori città italiane con testimonianze sul campo.
Prefazioni di Duccio Facchini e di Geesje van Haren, introduzione di Marco Omizzolo, postfazioni di Isabella Mancini e Ornella Fiore. Un contributo di Qali Nur e Geesje van Haren. In appendice la legge Zampa raccontata da Sandra Zampa e Carla Garlatti.
Copertina di Gianluca Costantini.
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Con cuore di donna
La narrazione dei sentimenti e delle motivazioni ideologiche che portarono una ragazza a opporsi a un mondo che relegava la donna alla marginalità. È il racconto in prima persona della scelta di abbracciare la vita partigiana, con tutto l’isolamento, i rischi e le difficoltà a essa legati.
Quando l’Italia entra in guerra il 10 giugno 1940, Carla Capponi è una ragazza di vent’anni come tante altre. Quando arriva il 25 aprile 1945, è una delle partigiane che hanno liberato il paese dal nazifascismo. Questo libro racconta la sua storia, una testimonianza fondamentale della Resistenza, delle sue profonde ragioni e dei sentimenti che la animarono. “Con cuore di donna” ripercorre l’esistenza di Carla Capponi descrivendo com’è nata e com’è cresciuta la sua opposizione al regime: dall’infanzia e dal rapporto con il padre alla vita durante il Ventennio fascista; dall’adesione ai Gap, i Gruppi di azione patriottica, in lotta contro l’occupazione nazista di Roma, fino alla partecipazione attiva all’attacco di via Rasella, uno degli episodi più coraggiosi e più discussi della Resistenza; dalla rappresaglia tedesca con l’eccidio delle Fosse Ardeatine fino alla liberazione e al dopoguerra. Arricchita da una prefazione inedita di Michela Ponzani, quest’opera non è però solo la testimonianza di quegli anni e di quegli eventi. È la narrazione dei sentimenti e delle motivazioni ideologiche che portarono una ragazza a opporsi a un mondo che relegava la donna alla marginalità. È il racconto in prima persona della scelta di abbracciare la vita partigiana, con tutto l’isolamento, i rischi e le difficoltà a essa legati. È un ritratto delle donne e degli uomini che si ribellarono, anche a costo della vita, alle brutalità e agli inganni del fascismo. È un antidoto contro l’immobilismo e la rassegnazione di fronte alle derive totalitaristiche di ogni epoca, che tutti noi abbiamo il dovere di tramandare.
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Emigrania. I fiori del mare
“Alcuni libri sono esigenti, ci chiedono di mettere in discussione le nostre certezze, di prendere posizione e, a volte, ci chiedono anche di agire. Emigrania è uno di questi libri. È un testo che racconta una storia di dolore, ma anche di speranza e di seconde possibilità.
È la storia di Moussa, ma soprattutto di Moussa, Daniele e Valentina, perché il Moussa che conosciamo attraverso queste pagine è il protagonista dei racconti dei due giovani milanesi che lo hanno ospitato a casa propria, raccogliendone i frammenti di vita e i ricordi.”Francesca Ciardiello e Matteo Bassoli
presidenti di Refugees Welcome Italia“Occhio, è pieno di alieni lì fuori. Di tutti i tipi, ce ne sono. Migranti e stanziali. Sono molti di più di quanti crediamo. Esteriormente sono simili a noi, ma hanno organi diversi dentro. Un cuore diverso dal nostro.
Arrendiamoci.
Ogni resistenza è inutile. Alla fine il mondo sarà loro.”
dalla prefazione di MakkoxCon il sostegno di: Refugees Welcome Italia, associazione che promuove l’accoglienza in famiglia di persone rifugiate per facilitarne l’inclusione sociale e contrastare pregiudizi e stereotipi.
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Nessuna sottomissione. Il femminismo come critica dell’ordine sociale
Il femminismo non è un movimento che ha a che fare solo ed esclusivamente con ‘questioni di donne’. Costituisce, piuttosto, una forma di critica dell’ordine sociale nella sua globalità. Consente di affinare la concezione dell’oppressione attraverso un’analisi dei modi di dominio interiorizzati e di decostruirli. Chiara Bottici propone una teoria filosofica radicale, che definisce anarcafemminista, ispirata a due affermazioni principali: la prima è che c’è qualcosa di specifico nell’oppressione delle donne; la seconda è che, per combatterla, dobbiamo districarci tra tutte le altre forme di oppressione e dall’antropocentrismo che le caratterizza.
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Razzisti a parole (per tacer dei fatti)
Altro che scomparso: il razzismo – quello più subdolo, quello a parole – è uno spettro che s’aggira per l’Europa. In alcuni paesi c’è chi se ne è reso conto, c’è chi resiste: nelle istituzioni, tra chi fa informazione, nell’opinione pubblica. In Italia no: il linguaggio razzista ha ormai permeato non solo la discussione da bar, ma il discorso pubblico e politico a tutti i livelli (tanto a destra quanto a sinistra), il mondo dell’informazione, e le chiacchiere di tanti, troppi cittadini Zingari e clandestini campeggiano sui giornali; argomenti pseudo-scientifici invadono i commenti degli editorialisti epiteti, barzellette e luoghi comuni provocano bonaria ilarità (e non, come ci sarebbe da aspettarsi, immediata indignazione). Perché, almeno a parole, non si è fatto un solo passo in avanti: gli immigrati sono sempre altri (comunque non italiani), i rom sempre irriducibilmente delinquenti, la nostra cultura e le nostre abitudini (ma quali?) sono sempre migliori (e sempre sotto assedio, attaccate). E i clandestini sono diventati un tipo antropologico, una minaccia costante, una ‘specie’ da combattere. Federico Faloppa, con esempi tratti dal linguaggio politico e mediatico degli ultimi vent’anni, attraverso l’analisi e lo smontaggio di stilemi linguistici, testi, argomentazioni, e con un piglio da inchiesta, mostra quanto nessuno sia al riparo dall’imbarbarimento verbale, e quanto ci appaia purtroppo accettabile ciò che dovrebbe invece inquietare ognuno di noi.
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Con cuore di donna
La narrazione dei sentimenti e delle motivazioni ideologiche che portarono una ragazza a opporsi a un mondo che relegava la donna alla marginalità. È il racconto in prima persona della scelta di abbracciare la vita partigiana, con tutto l’isolamento, i rischi e le difficoltà a essa legati.
Quando l’Italia entra in guerra il 10 giugno 1940, Carla Capponi è una ragazza di vent’anni come tante altre. Quando arriva il 25 aprile 1945, è una delle partigiane che hanno liberato il paese dal nazifascismo. Questo libro racconta la sua storia, una testimonianza fondamentale della Resistenza, delle sue profonde ragioni e dei sentimenti che la animarono. “Con cuore di donna” ripercorre l’esistenza di Carla Capponi descrivendo com’è nata e com’è cresciuta la sua opposizione al regime: dall’infanzia e dal rapporto con il padre alla vita durante il Ventennio fascista; dall’adesione ai Gap, i Gruppi di azione patriottica, in lotta contro l’occupazione nazista di Roma, fino alla partecipazione attiva all’attacco di via Rasella, uno degli episodi più coraggiosi e più discussi della Resistenza; dalla rappresaglia tedesca con l’eccidio delle Fosse Ardeatine fino alla liberazione e al dopoguerra. Arricchita da una prefazione inedita di Michela Ponzani, quest’opera non è però solo la testimonianza di quegli anni e di quegli eventi. È la narrazione dei sentimenti e delle motivazioni ideologiche che portarono una ragazza a opporsi a un mondo che relegava la donna alla marginalità. È il racconto in prima persona della scelta di abbracciare la vita partigiana, con tutto l’isolamento, i rischi e le difficoltà a essa legati. È un ritratto delle donne e degli uomini che si ribellarono, anche a costo della vita, alle brutalità e agli inganni del fascismo. È un antidoto contro l’immobilismo e la rassegnazione di fronte alle derive totalitaristiche di ogni epoca, che tutti noi abbiamo il dovere di tramandare.