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1984
Londra, 1984, un futuro distopico in cui il mondo è stato spartito fra tre superpotenze dittatoriali. In cielo volano elicotteri e le strade, tappezzate di manifesti del Grande Fratello, il tiranno che tutto vede, sono pattugliate dalla psicopolizia. Winston Smith lavora per il Ministero della Verità, il suo compito è fabbricare menzogne. La sua vita però non è così distante da quella di un qualsiasi impiegato. La sua storia è la storia senza tempo di chiunque si senta prigioniero di un sistema opprimente, schiacciato da una quotidianità grigia, schiavo della routine e intrappolato in una serie di relazioni inumane. A salvarlo potrà essere soltanto l’amore. Quello per una vita diversa, che abbia davvero un senso, di cui prova nostalgia pur senza averla mai vissuta. E, soprattutto, quello per una donna: Julia. Sarà lei ad aprirgli le porte di un’esistenza libera dal controllo sui sensi e sui sentimenti; sarà lei, con la sua fisica ingenuità, a dargli il coraggio per provare a ribellarsi davvero.
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1968: la rivolta necessaria. Controstori
Prendete migliaia di giovani e concentrateli negli stessi luoghi. Al tempo stesso, a forza di privatizzazioni, di peggioramento delle condizioni lavorative e di tagli alla spesa sociale, private questi giovani di ogni possibilità di identificarsi con una prospettiva futura, condannandoli a un presente che parla di disagio economico e di precarietà. Questa, in effetti, non è altro che una fotografia della condizione studentesca oggi: oltre due milioni di studenti che, tra superiori e università, assistono allo smantellamento dell’istruzione pubblica in un contesto di deprimente erosione di qualunque diritto sociale. Mezzo secolo fa, nel 1968, una situazione per certi versi simile innescò una ribellione senza precedenti, capace di saldarsi con le mobilitazioni operaie nel corso dell’Autunno Caldo e cambiando per sempre, sulla scia di quanto accadeva a livello globale, la società che conosciamo. Ritornando sulla scena di quegli avvenimenti, Nando Simeone scrive una storia inedita dei movimenti studenteschi e giovanili: il 1968, il 1977, ma anche i ragazzi con le magliette a strisce del luglio 1960, i beat e gli hippy dell’area controculturale, i movimenti femministi e, quindi, la Pantera del 1990 e l’Onda Anomala del 2008, senza dimenticare le lotte contro la precarietà in Francia, le primavere arabe o, più indietro nel tempo, i fatti della Comune di Pechino e di piazza Tienanmen. Tutti insieme, questi movimenti, consegnano al presente un patrimonio di teorie e pratiche dell’autorganizzazione, ma anche un tesoro di esperienze potenzialmente capace di saldare ciò che i giovani e gli studenti rappresentano per eccellenza: un blocco sociale degli esclusi che, in vista di un nuovo ’68, avrebbe da perdere soltanto le sue catene. Introduzione di Checchino Antonini.
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Dialoghi della Coscienza
I “Dialoghi della Coscienza” di Anna Cocca accompagnano il lettore dove la coscienza fisica della mente e quella universale dell’intelletto comunicano fra loro. Interpreti misteriosi ed enigmatici, con ironia destrutturano le nostre riflessioni, i nostri dubbi e le nostre perplessità. Il libro attraversa i temi fondamentali della nostra esistenza umana, vita, spazio, tempo, amore, libertà, dolore, morte, sviluppandosi attraverso pagine che non conoscono certezze assodate o l’urgenza di una risposta definitiva, ma l’intensità magica del silenzio e la necessità di una poesia intima. Come in un gioco di specchi, rimandi ed echi, i dialoghi che si susseguono nel libro, ci suggeriscono con delicatezza di cercare le nostre risposte, ci infondono coraggio, ci sollecitano a cercare la nostra strada unica e personale, ad immergerci nel silenzio dove nuove percezioni possono sorgere, a sviluppare il nostro modo di saper guardare “oltre”, diventando sempre più “sottili” attraverso il flusso del nostro respiro, osservatori della Realtà dentro e fuori di noi. Scienza, spiritualità, fisica quantistica, yoga, musica, si snodano fluidamente nel libro, con leggerezza, nel senso più profondo di una frase di Italo Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.