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Scavare fossati-nutrire coccodrilli. Catalogo della mostra (Roma, 10 novembre 2018-10 marzo 2019). Ediz. italiana e inglese
Dal 10 novembre 2018 al 10 marzo 2019, il prestigioso MAXXI di Roma ospita una grande mostra di Zerocalcare, che ripercorre quindici anni di carriera dell’autore, dai fumetti politici alle locandine punk, dai non reportage alle storie più pop. In questo catalogo ufficiale troviamo quattro storie a fumetti inedite, immagini rare o mai viste, e interventi critici di Loredana Lipperini, Francesca Romana Elisei, Claudio Calia, Oscar Glioti e dello stesso Zerocalcare. Un’edizione preziosa per chiunque ami e voglia conoscere meglio il più famoso e poliedrico autore di fumetti dell’ultimo decennio.
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Abolizionismo. Femminismo. Adesso
L’aggettivo abolizionista affonda le sue radici nel diaciannovesimo secolo durante la lotta afroamericana contro la schiavitù. Ispirandosi a quella stessa storia questo libro collettivo ha come bersaglio l’attuale sistema penale, da sempre strutturalmente incline alla violenza razzista e di genere. Pur rispettose del fatto che abolizionismo e femminismo continuano a essere teorizzati separatamente da numerose analisi e movimenti, le autrici considerano l’abolizionismo più forte se mette in discussione i meccanismi che generano la violenza di genere e il femminismo, a sua volta, più potente e incisivo se capace di discostarsi dalle posizioni che non fanno i conti con la violenza riprodotta e amplificata da carceri e polizia. La proposta è quella di un femminismo abolizionista, con un approccio che fa tesoro della tradizione del femminismo nero e contesta l’essenzialismo di genere, che ha la tendenza a considerare la
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Un polpo alla gola. Ediz. deluxe
Un polpo alla gola è la storia di un’educazione, ma non deve trarre in inganno il fatto che la storia si ambienti, dilatata in tre momenti nella giovinezza del protagonista, in un ambiente scolastico. Si tratta di un’educazione alla vita, al dolore del compromesso, al senso di colpa che deriva dal deludere se stessi e le persone che ci stanno a cuore. Il secondo libro di Zerocalcare, il primo realizzato per BAO, torna con un’edizione cartonata, con copertina inedita (colorata da Alberto Madrigal) e dieci pagine inedite. Una nuova edizione per uniformare questo libro al formato dei romanzi grafici dell’autore romano, e per celebrare il traguardo delle centomila copie vendute finora.
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Sempre libera
La vita di Maria Callas. Il dietro le quinte definitivo di un’esistenza in prima pagina.
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Femonazionalismo. Il razzismo nel nome delle donne
Il concetto di femonazionalismo, coniato da Sara R. Farris in questo libro, è già diventato una categoria analitica di riferimento per molte pubblicazioni e dibattiti femministi. Una cornice teorica per leggere un fenomeno inaspettato dell’epoca contemporanea: l’uso da parte dei partiti di estrema destra della rivendicazione dell’uguaglianza di genere per portare avanti politiche islamofobe e razziste. Oggetto di indagine sono le strategie comunicative della Lega di Matteo Salvini, del Front National francese di Marine Le Pen e del Pvv di Geert Wilders nei Paesi Bassi. Le loro retoriche insistono sull’idea che gli uomini migranti siano un pericolo per le società occidentali dato il loro atteggiamento oppressivo verso le donne. Una narrazione di cui troviamo ricorrenze storiche nelle politiche coloniali impegnate a rappresentare gli uomini Altri come minacce sessuali e le donne Altre come proprietà dei “salvatori” bianchi. Ma il femonazionalismo è una ideologia che scaturisce da un’inedita intersezione tra nazionalisti, politici neoliberisti e alcune associazioni femministe e donne delle istituzioni. Una convergenza che nasce dalla volontà di mantenere la catena materiale della produzione e della riproduzione sociale. Nascondendo le disuguaglianze strutturali dietro conflitti culturali il femonazionalismo contribuisce alla riorganizzazione neoliberista del welfare. Se gli uomini migranti sono accusati di “rubare il lavoro” o essere dei “parassiti del welfare”, le donne migranti invece permettono agli europei e alle europee di lavorare nella sfera pubblica garantendo quel lavoro di cura che le ristrutturazioni neoliberiste hanno mercificato: lavori domestici, baby sitting e assistenza per anziani e disabili. Ne viene fuori una contraddizione di fondo: si sostiene di voler emancipare le donne non occidentali relegandole in quella sfera lavorativa da cui i movimenti femministi hanno storicamente cercato di liberare le donne. E riducendo il tema dei diritti di genere a uno scontro di civiltà si legittimano le molteplici forme di oppressione che ancora colpiscono le donne.
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È troppo tardi per essere pessimisti. Come fermare la catastrofe ecologica imminente
Lo sviluppo della conoscenza umana permette grandi possibilità di previsione, ma le élite politiche ed economiche restano sorde e cieche di fronte alle evidenze sulle minacce ecologiche. È successo ai virologi che preconizzavano la comparsa di altri virus dopo la Sars, succede da anni a chi denuncia che il cambiamento climatico rischia di produrre la più grande minaccia alla vita nella storia dell’umanità, di cui il Covid-19 è solo un avvertimento. Il motivo è la subordinazione della politica alla legge del profitto, assunta come naturale e ineludibile anche da alcune analisi scientifiche che finiscono per dare indicazioni insufficienti seppur ugualmente disattese. Daniel Tanuro, in modo semplice e ampiamente documentato, mostra perché restano pochi anni per adottare le misure necessarie per fermare la catastrofe ecologica. E lo fa passando al setaccio i fallimenti delle conferenze internazionali sul clima, smontando le tesi dei neomalthusiani ossessionati dalla demografia, di coloro che prefigurano l’inevitabilità del «collasso» e degli apprendisti stregoni che pensano di risolvere il problema con la geoingegneria. Si scaglia infine contro i sostenitori del «capitalismo verde» che credono che la transizione ecologica, se guidata dalla «mano invisibile del mercato», possa diventare un grande business. La tesi dell’autore è che il capitalismo sia incompatibile con l’ecologia e che serva un cambiamento di sistema, smettendo di «produrre per produrre» e di «consumare per consumare», guardando ai bisogni sociali degli esseri umani. Per questo non bastano tasse, incentivi, «sforamenti temporanei» delle emissioni e «compensazioni» dell’inquinamento prodotto. Serve una pianificazione ecologica per produrre di meno, trasportare di meno, lavorare di meno e condividere di più. Un progetto ecosocialista che miri a un cambiamento di paradigma, rompendo con la logica ecocida e perversa dell’accumulazione capitalistica e con i retaggi produttivisti della stessa storia della sinistra.
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Figlia di una vestaglia blu
Simona è figlia di operai. Vive nel Mugello, dove la fabbrica di jeans Rifle è quel che la Fiat era a Torino. Mentre il padre lavora in magazzino, la madre, in catena con le sue compagne di lavoro in vestaglia blu, cuce migliaia di passanti per i jeans. Vestaglie color blu come il cielo su cui si stagliano ogni sabato, giorno di riposo, stese fuori dai balconi ad asciugare. Simona è figlia di operai. Di quella generazione operaia che stringendo la cinghia e allargando col conflitto sociale l’orizzonte dei diritti è riuscita a far studiare i propri figli all’università. Si laurea con una tesi sui minatori per lo più calabresi che forano le montagne del Mugello per far passare il Tav, il treno ad alta velocità. Incontra, ascolta, conosce a fondo le tute arancioni, venute da lontano, sulla cui pelle si scarica la contraddizione tra lavoro e ambiente dei cantieri delle grandi opere che hanno sostituito la fabbrica tradizionale. Tra memoir, romanzo e inchiesta operaia, “Figlia di una vestaglia blu” è un libro working class. Un ibrido narrativo che esplora la dimensione del lavoro femminile, tra produzione e riproduzione sociale, tra sfruttamento e rivendicazioni di classe e di genere.
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