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Oppenheimer. La tragedia di uno scienzia
Robert Oppenheimer è stata una delle figure più enigmatiche e carismatiche della fisica contemporanea. Ancora ventenne contribuì in maniera fondamentale allo sviluppo della teoria quantistica, ma divenne famoso in tutto il mondo come direttore del gruppo di ricercatori di Los Alamos che, in venti mesi di febbrile sperimentazione, mise a punto la bomba atomica. Abraham Pais, a sua volta grande fisico, che conobbe personalmente Oppenheimer e condivise con lui lunghi anni di insegnamento a Princeton, ripercorre, in questa biografia, tutte le tappe di un percorso scientifico fondamentali per il ventesimo secolo.
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Niente di vero
In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova. Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi. Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna.
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Neuromante
«Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione, sintonizzata su un canale morto»: con questo memorabile incipit nel 1984 William Gibson ha rivoluzionato la letteratura fantascientifica e non solo, cambiando per sempre il nostro modo di guardare la tecnologia, la realtà esterna e noi stessi. Sotto quel cielo «argenteo e avvelenato» si svolge l’avventura di Case, in un mondo in cui le mafie della finanza e dell’elettronica possono tutto, tra autostrade informatiche e hacker dai poteri neuromantici. Case si è messo contro l’organizzazione sbagliata e per vendetta è stato privato della capacità di connettersi al cyberspazio, isolato nella prigione di carne del suo corpo materiale. Ora qualcuno è disposto a ricostruirgli le sinapsi bruciate, a patto che porti a termine un’ultima missione… Vincitore dei principali riconoscimenti del genere fantascientifico (Hugo, Nebula e Philip Dick Award), e qui presentato nella nuova traduzione di Tommaso Pincio, Neuromante è il libro che ha dato origine all’universo virtuale e narrativo del cyberpunk, conferendogli una dignità letteraria che travalica il genere per assumere la dimensione di un grande classico: una delle più potenti visioni del futuro che la letteratura del Novecento abbia lasciato, in cui la cupa descrizione di scenari tetri e trame esasperate, di una natura devastata e una tecnologia imperante si coniuga con un respiro e uno stile ampi e suggestivi; un romanzo di culto che ha ridefinito l’immaginario dell’era postmoderna.
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